Proseguendo la sua ricerca sui Fiori di Bach, nel suo ultimo anno e mezzo di vita scopre gli ultimi 19 rimedi, gli assistenti, destinati più agli aspetti psico emozionali che all'anima. Sono: Aspen, beech, Cherry plum, Chestnut bud, Crab apple, Elm, Holly, Honeysuckle, Hornbeam, Larch, Mustard, Pine, Red chestnut, Star of Bethlem, Sweet chestnut, Walnut, White chestnut, Wild rose e Willow. Guaritori e Aiutanti vennero preparati lasciando macerare al sole i fiori immersi in acqua, in una terrina di vetro trasparente posta in una buca scavata nel terreno, mentre gli Assistenti li preparò facendoli bollire. In ogni caso, quel che Bach cercava di estrarre dai fiori, non erano quelle sostanze che oggi chiamiamo principi attivi, bensì la parte più intima, quella immateriale, che Bach, come Aristotele, credeva collegata alla divinità. Anche in questo si nota un'analogia col pensiero degli alchimisti: Paracelso per poter estrarre la componente immateriale, divina, inventò il metodo spagyrico, che sfrutta il fuoco come forza distruttiva per togliere la materia e lasciar emergere la parte invisibile, quella che appunto ha a che fare con Dio e di conseguenza con l'anima (un'altra frase di Paracelso recita così: dove Dio ha posto il male a fianco ha posto il rimedio, sta al medico saperlo scovare). Del resto anche Bach espone all'azione diretta del fuoco i fiori, sia nel caso dell'estrazione al sole, che è fuoco, che nel caso della bollitura, dove il fuoco è chiamato direttamente in causa. Inoltre, Bach dice che la macerazione deve proseguire finché non comincia a comparire la marcescenza dei fiori, segno di “corruzione” della componente materiale; solo così si può far emergere, secondo lui, l'essenza più profonda del fiore, quella capace di arrivare fino all'anima, il “principio attivo” dei suoi Fiori di Bach.

 

Personalmente sono convinto che tutti questi indizi facciano credere che Bach avesse ben chiara la visione e la ricerca alchemica, anche se questo non lo esplicitò mai, ed un'ulteriore indizio arriva dalla sua adesione alla massoneria ed in particolare allo studio dei testi massonici maggiormente dedicati all'anima e alle scienze occulte, che, nella massoneria, spesso sono fortemente influenzati proprio dall'alchimia. L'unico punto del pensiero di Bach che non mi soddisfa a pieno è però l'attenzione posta tutta sull'anima e un po' sulla psiche e poco o niente sul corpo, come se fosse solo un contenitore di altro. Secondo me, in linea col pensiero degli alchimisti, bisogna sapersi prender cura di tutti e tre gli aspetti dell'essere umano, anima, spirito (psiche) e corpo, solo così possiamo sperare in una buona salute, inclusa quella dell'anima. I fiori di Bach restano rimedi insostituibili, ma se affiancati da altro riescono ancora meglio nel loro scopo. Del resto, uno dei filoni di ricerca più recenti sui derivati delle piante, è l'azione sulla psiche dei gemmoderivati, altri straordinari rimedi scoperti da un grande medico e biologo, ma anche alchimista, il dottor Pol Henry.


Paolo Ospici